Le prime botteghe
53 Via Materassai Palermo
Vincenzo Florio con la moglie Maria Rachele Portalupi insieme al Figlio Ignazio con la moglie Giovanda D'ondes Trigona
Arrivando a Palermo da Bagnara Calabra, Paolo Florio e il cognato Paolo Barbaro rilevarono nel 1797 una drogheria di proprietà della vedova Bottari nel Piano di San Giacomo La Marina, nel quartiere della Loggia. In breve tempo strinsero accordi internazionali per commercializzare spezie ed articoli coloniali, tutta merce di prima scelta e quasi introvabile. Dopo pochi mesi, l’attività si intensificò tanto da richiederne il trasferimento in un negozio più grande e l’acquisizione di due magazzini, uno «alli Spadari» e uno alla Dogana, ai quali se ne aggiunse successivamente un altro, ubicato in via San Sebastiano. Nella via «alli Materazzari», a poca distanza dalla prima bottega, trasferirono la nuova sede e l’abitazione, contigue alla dimora ove abitava Benjamin Ingham, amico e concorrente dei Florio. Persino i sovrani, Ferdinando IV e la consorte, insieme alla corte, la borghesia e gli ecclesiastici erano tra i clienti della bottega.
Nel 1803 si interruppe il sodalizio tra i due cognati. Paolo Barbaro, insieme alla sua famiglia, si trasferì in via Lattarini per mettersi in proprio, mentre il Florio restò nel negozio ai Materassari.
Paolo Florio si spense il 30 maggio 1807, lasciando un figlio, Vincenzo, ancora in giovane età, e la moglie Giuseppina Saffiotti la quale, trovandosi in difficoltà, chiamò il cognato Ignazio che risiedeva a Bagnara Calabra per gestire l’attività palermitana. Dal 1808 il negozio, sotto il controllo di Ignazio, riprese a prosperare sotto la denominazione di «Ignazio e Vincenzo Florio», poi abbreviata in «I. & V. Florio».
La bottega fu dotata di un cassettiera, dove venivano conservate le spezie, e di un’insegna, realizzata dallo scultore Francesco Quattrocchi, che ritraeva il simbolo della famiglia, il leo bibens, un leone febbricitante mentre si abbeverava all’acqua di un ruscello che scorreva in prossimità della pianta di chinino, dalla cui corteccia si ricava tutt’oggi una sostanza utilizzata per la terapia antimalarica, dalla quale i Florio trassero la propria fortuna.
Nel 1928, alla guida dell’attività, ad Ignazio successe il nipote Vincenzo, figlio di Paolo, il quale diede un grande impulso agli affari, avviando un’impresa vinicola a Marsala, nonché società legate alla navigazione, acquisendo un prestigio che ebbe il suo riconoscimento nella nomina a Governatore negoziante del Banco regio dei reali Domini al di là del Faro nel 1850 e a senatore.
La cassettiera presso la drogheria «alli Materazzari» in copertina
Vincenzo Florio senior