Le tonnare di Favignana e Formica

29 Via Amendola Favignana

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L’attività presso le tonnare delle isole di Favignana e di Formica iniziò nel 1841, quando Vincenzo Florio senior diventò gabellotto del proprietario, il marchese genovese Ignazio Alessandro Pallavicini. Uomo dalla grande capacità imprenditoriale, Vincenzo apportò innovazioni nella conservazione del pesce che avveniva, oltre che nei barili, anche sott’olio nelle latte. La sua attenzione si indirizzò, qualche anno dopo, verso il rafforzamento di altre attività familiari, inducendolo a rinunciare alla gabella nel 1859.

Fu soltanto nel 1874 che il figlio Ignazio, suo successore, acquistò le due tonnare per una cifra di lire 2.750.000. All’acquisto era interessato anche il genovese Pastorini, il quale inviò a Favignana per un sopralluogo preliminare un suo emissario, Eugenio Pretto, il quale, simulando l’intenzione di creare un’attività di vendita di sardelle fritte, fece costruire un piccolo stabilimento ancora oggi noto con il nome di I Pretti. Florio, aggiudicandosi le isole, acquistò anche lo stabilimento del Pastorini che fu utilizzato come mensa dei dipendenti.

Favignana divenne luogo di incontri mondani. Nella palazzina neogotica, progettata da Giuseppe Damiani Almeyda, di proprietà della famiglia, Ignazio junior e Franca ricevevano amici e parenti con i quali assistevano al rito della mattanza.

La grande ricchezza proveniente dal mare portò lavoro, impiegando la popolazione locale nelle diverse attività di pesca, lavorazione e conservazione del prodotto ittico. Circa 900 lavoranti tra uomini, donne e fanciulli, il cui numero variava a seconda del pescato, oltre ai tonnaroti, al personale amministrativo e ai facchini.



La tonnara era organizzata per la gestione dei vari processi che si svolgevano nell’area del malfaraggio ove erano ubicati i magazzini per la conservazione dell’olio e del sale, dei barili e delle latte, pronte per l’esportazione, le abitazioni dell’amministratore e della ciurma, la camperia, usata per depositare le reti, il bosco dove venivano appesi per la salatura. Innovative macchine e caldaie a vapore, utilizzate nelle varie fasi, servivano in particolare per la bollitura, l’asciugatura e il raffreddamento del prodotto.




Lattina del TONNO FLORIO


Con il declino economico, nel vano tentativo di salvare l’attività, ai Florio fu anticipato il corrispettivo del prodotto di sei stagioni di pesca da parte di Angelo Parodi di Genova, della F.lli Pedemonte e della Luigi Lavagetto e C. di Alessandria e le tonnare furono ipotecate. Seguì nel 1935 la vendita all’I.R.I. (Istituto per la Ricostruzione Industriale).

Foto archivio Paladino Florio

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