Fonderia Oretea
Via Fonderia Oretea Palermo
Nel 1841 Vincenzo Florio senior ampliò le proprie attività acquisendo insieme ad altri soci, la Società per la fusione di ferro e bronzo, già di proprietà dei fratelli Nicolò, Corrado e Francesco Sgroi. Era questo un settore strategico in quanto serviva alla produzione di macchinari per le varie fabbriche e, in particolare, per quelli a vapore impiegati nella navigazione e per le cantine vinicole. Risale, infatti, all’anno precedente, la fondazione della Società I. e V. Florio dei Battelli a Vapore. La Società Oretea per la fusione d’opere di ferro e bronzo, così si chiamò la nuova fabbrica dal luogo ove sorgeva, vicino il fiume Oreto, ebbe un grande sviluppo nella produzione nel momento in cui il governo borbonico nel 1856 autorizzò la Società I. e V. Florio al trasporto postale effettuato con i piroscafi Etna e Diligente.
Le importanti commissioni resero insufficiente la fabbrica che fu trasferita in un’area più ampia, delimitata dalle attuali via Fonderia Oretea e la via Onorato. Il progetto del nuovo fabbricato fu affidato a Carlo Giachery, architetto di fiducia della famiglia.
La produzione ora comprendeva potenti macchinari, tra cui imponenti caldaie, oltre ad oggetti d’arredo, anche urbano (lampioni, panchine, fontane e tombini), d’uso quotidiano e componenti edilizie (ringhiere, griglie, tettoie, camini) e, a sostegno delle imprese garibaldine, anche cannoni.
La fortuna della fabbrica derivava non soltanto dall’utilizzo di una meccanica innovativa, ma anche dalla costante frequenza alle esposizioni che comunicava la ricerca e il progresso di metodi di produzione all’avanguardia. La Fonderia rappresentava, infatti, una delle aziende più floride del meridione, capace di confrontarsi con realtà presenti sul territorio nazionale. Alla fine del XIX secolo, inoltre, intravide nella comunicazione una leva per l’incremento degli ordinativi. Iniziano, infatti, a comparire annunci sui giornali che pubblicizzano i prodotti, descrivendone l’applicazione.
Nel frattempo la flotta navale fu incrementata, aprendo nuove rotte e, nel 1861 i Florio costituirono la Società dei Piroscafi Postali con la creazione di uno scalo di alaggio (1871), su progetto del Giachery, che consentisse il ricovero e sollecite riparazioni agli scafi danneggiati. La fabbrica era anche in grado di costruire intere parti di navi, sottraendo così l’Italia agli approvvigionamenti navali presso la concorrenza estera. Tra le importanti commissioni pubbliche vi furono la recinzione del giardino Garibaldi a piazza Marina (1862) e la copertura del Teatro Politeama (1877), entrambe a Palermo.
Con la nascita nel 1881 della Società di Navigazione Generale Italiana (N.G.I.), la produzione della fonderia toccò l’apice del successo, salvo poi conoscere il declino con la crisi della navigazione dei Florio.
La Fonderia fu rilevata dai Cantieri Riuniti nel 1910 con l’intento di potenziarla. Un anno dopo fu, invece, smantellata.
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dettaglio della recinzione del giardino Garibaldi a piazza Marina, Palermo
dettaglio di un lampione cittadino