Villa Zito

52 Via della Libertà Palermo

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Luogo di delizie e di relax, la splendida dimora commissionata da Gaspare Scicli nella prima metà del XVIII secolo, acquisita qualche decennio dopo da Antonio La Grua, fu concepito per seguire la moda diffusa tra l’aristocrazia e la ricca borghesia di trascorrere lunghi periodi di villeggiatura nella campagna circostante la città di Palermo. 

All’inizio del XX secolo, il successivo proprietario, Francesco Zito Scalici, fece apportare nell’edificio alcuni abbellimenti architettonici che ne esaltassero l’imponenza e il prestigio, adeguando il prospetto ad uno stile cinquecentesco e decorandone i soffitti interni. Delicatissimi repertori floreali, ricollegabili ad una matrice liberty, dove la linea sinuosa traccia arabeschi intorno a composizioni variopinte, talvolta solcate da cervi e pesci, alternati a cornucopie, o da colombe, o da vasellame di origine classica, sono raffigurati nelle cornici che raccordano le pareti ai soffitti.

Acquistata nel 1926 dal Banco di Sicilia, la villa fu adibita a sede espositiva dal 1983. Dal 2005 appartiene alla Fondazione Sicilia.

I locali della villa ospitano una ricca collezione di opere d’arte di celebri autori dal periodo barocco al Novecento.

Tra queste, il ritratto di Giovanna Florio, già di proprietà dei Florio, dipinto da Ettore De Maria Bergler, esalta la bellezza quasi eterea della figlia di Ignazio junior e di Franca, scomparsa in tenera età, affetta da tubercolosi. 

Dello stesso autore sono i bozzetti dei decori della sala degli specchi di Villa Igiea, il capolavoro liberty tra i più noti al mondo, progettato da Ernesto Basile, che consentono di ricostruire il percorso progettuale del ciclo riprodotto nelle pareti dello splendido salone dal Bergler, con la collaborazione di Luigi Di Giovanni e di Michele Cortegiani. 

Sia i bozzetti che il ritratto provengono dalla collezione che la famiglia Bergler donò al Banco di Sicilia nel 1990.

Furono eseguite da Antonino Leto le opere La pesca del tonno, meglio nota come La mattanza, eseguita tra il 1881 e il 1887, originariamente collocata nella sala biliardo del palazzo Florio a Favignana, e Lo stabilimento enologico Florio a Marsala, nota anche come Fortezza sul mare o Baglio trapanese, che ritraggono, la prima, uno dei momenti di maggiore pathos, la fase finale della pesca che culmina con la morte del tonno; la seconda, eseguita tra il 1865 e il 1870, le cantine vinicole viste dal mare. Entrambe le opere furono acquisite dal Banco di Sicilia direttamente da Vincenzo Florio junior (la delibera di acquisizione risale al 29 novembre 1935). 

 

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