Antonino Leto, pittore


(Monreale, PA, 1844 – Capri 1913)

“Andato a Napoli dalla natia Sicilia, studiò sotto l’illuminata guida di Domenico Morelli. Nel 1875 vinse il pensionato di Roma. […] Chiamato da quel fine intenditore d’arte che fu Goupil, egli si recò a Parigi dove aprì un magnifico studio, ritrovo gradito di tanti preclari artisti del tempo come De Nittis, Meissonier, Morelli, Mancini, Gemito, ecc. Costretto a ritornare in Italia, causa una incresciosa malattia, che gli avvelenò l’esistenza, senza fiaccare la sua straordinaria tempra di lavoratore, né intorpidire il carattere buono e gioviale. […]



A_leto_V. Irolli, Ritratto di Antoniono Leto,1897



 Decoro sulla scala, Antonino Leto, Festa a villa florio


Ma il suo capolavoro resta la Pesca del tonno, ove in un’autentica opera d’arte, superando molte difficoltà, spiegando un mirabile movimento, ritrasse una caratteristica scena della vita marinara siciliana. Questa bell’opera fu acquistata da Ignazio Florio”. Così lo ricordava il periodico Illustrazione italiana poco dopo la sua morte avvenuta il 31 maggio 1913 a Capri. La Pesca del tonno, eseguita tra il 1881 e il 1887, conosciuta come La mattanza, oggi di proprietà della Fondazione Sicilia, opera verista di grande impatto, trovò collocazione nella sala biliardo di Palazzo Florio a Favignana. Un’analoga scena fu ripresa intorno al 1890 nel Pescatore con la rete. Ignazio Florio, suo grande mecenate, conobbe Leto nel 1865, lo incoraggiò a proseguire gli studi e, nutrendo in lui una profonda stima, gli affidò in quell’anno la realizzazione de Lo stabilimento enologico Florio a Marsala e, l’anno successivo, Villa Florio all’Arenella alle prime luci del giorno, un ritratto del complesso della tonnara, del mulino per il sommacco e della splendida palazzina neogotica progettata da Carlo Giachery nel 1844, situati nella periferia palermitana. L’attenzione alle produzioni delle fabbriche e al mondo del lavoro fu però episodica, lontana dai temi che l’artista sviluppò nel corso della sua attività professionale.



Al rientro nel capoluogo siciliano, nel 1880, eseguì i decori, oggi non più esistenti, per un ambiente nel primo piano della casa all’Olivuzza, ove fu ospite di Ignazio senior. In quegli anni, Leto si dedicò al vasto ciclo di pitture murali per lo scalone principale della villa ai Colli che fu di proprietà dei Florio dal 1839 al 1904. La famiglia, gli amici e persino la scimmietta, compagna dei giochi dei bambini, furono i modelli a cui l’artista si ispirò per ritrarre scene festose e ludiche ambientate nella ricca cornice della villa, sullo sfondo di un paesaggio rigoglioso.



A. Leto, Vukka Florio all'Arenella alle prime luci del giorno



A. Leto, L'incontro, villa Igiea


Ancora un’opera di Antonino Leto, L’incontro (1877), fu collocata a villa Igiea, dove è possibile ammirarla ancora oggi. Una scena che ritrae un gruppo di personaggi eleganti intenti a conversare, mentre passeggiano in una strada solitaria.

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